Probabilmente esisteva una primitiva struttura dell’Episcopio già dal Medioevo, ma di essa si conosce ben poco. Nel 1511 Raffaele Riario ottenne il vescovado di Ostia e decise di ingrandire l’edificio. Una nuova ala fu costruita sul lato destro della Chiesa di Sant’Aurea, formando un unico blocco con essa.
All’esterno vi è un portico seicentesco e la facciata è decorata con bassorilievi di epoca romana.
L’interno è stato decorato tra il 1511 e il 1513 con affreschi attribuiti a Baldassarre Peruzzi e aiuti. Essi furono imbiancati nel XVII secolo quando l’edificio fu utilizzato come lazzaretto e poi coperti da grottesche nel XVIII secolo. L’edificio fu abbandonato quasi del tutto fino al 1914, quando fu utilizzato dai Padri Agostiniani. Tuttavia gli affreschi furono rinvenuti solo nel 1977 quando padre Geremia Sangiorgi iniziò i restauri basandosi sulle descrizioni di Vasari.
Il ciclo pittorico corre su tutti i quattro lati della sala e si legge in senso orario. I soggetti degli affreschi riprendono quelli della colonna Traiana, riferendosi a fatti contemporanei: la guerra santa che Giulio II aveva dichiarato a Luigi XII, re di Francia.
Le scene iniziali sulla parete est sono andate perdute e al loro posto sono stati ricollocati i pannelli con le grottesche del XVIII secolo.
La parete sud è decorata con emblemi araldici di Riario e panoplie antiche.
Meglio conservata è la parete ovest, che permette di comprendere l’impostazione architettonica. La decorazione si divide in tre parti: partendo dal basso la prima fascia presenta riquadri con motivi geometrici; in quella centrale i pannelli con le imprese di Traiano sono separati da lesene; l’ultima parte è decorata da un fregio con figure allegoriche.
Sulla parete nord si trovano le scene relative alla Fuga dei Daci e ai Funerali di Traiano. Quest’ultima è molto interessante perché non esiste l’originale corrispondente della colonna.












Testo e foto di Maria Teresa Tozzi